La mostra è stata concepita come il compendio visivo di una piccola pubblicazione, entrambe curate da me, sulla controversa (e ancora attuale) questione del diritto d’autore. Avendo preso William S. Burroughs come guida spirituale (“Guarda, ascolta e trascrivi e dimentica di essere originale”), il progetto curatoriale intendeva prendere in esame le leggi sul diritto d’autore come espressione intrinsecamente antitetica a qualsiasi tipo di produzione artistica. Per secoli pittori e scultori hanno copiato e reinterpretato le opere e gli stili dei maestri precedenti; i musicisti hanno costantemente riformulato le melodie esistenti (oggi, anche utilizzando la tecnica del campionamento), gli stilisti hanno continuato a reinventare le silhouette tradizionali… in tutti i campi artistici copiare e reinventare è sempre stata, ed è, la norma, la metodologia quotidiana per creare nuovi oggetti e contenuti. Allora perché le leggi che regolano il diritto d’autore sono diventate sempre più stringenti al punto che qualcuno ha persino proposto di estenderle per sempre?
Per illustrare questioni così complesse e per lo più immateriali, ho deciso di realizzare una mostra che includesse solo immagini stampate a bassa risoluzione di opere di Andy Warhol scaricate da Internet create dall’artista Norma Jeane. Per la maggior parte delle sue opere iconiche, Warhol ha utilizzato, senza permesso, opere d’arte o prodotti industriali già esistenti protetti da copyright. Tuttavia, queste opere sono ora esse stesse protette dal diritto d’autore; quindi, incarnano perfettamente la contraddizione tra il diritto alla copia (free copy) e il diritto d’autore (copyright).